Antropometrie

 1997-2018, disegni geometrici su fotografia, varie dimensioni

«La base di partenza è l'immagine in primo piano del volto dell'artista, realizzata attraverso un semplice scatto fotografico in bianco e nero su carta baritata, dalla quale sembra trasparire un clima d'altri tempi che proietta lo spettatore ai suggestivi autoscatti di Franco Vaccari, anticipatori dell'attuale narcisismo social di cui l'artista riuscì a cogliere, in anticipo di più di quarant'anni, la tendenza nella Biennale del 1972. Bonacci trasforma il suo volto in manifesto pubblicitario con intensa pregnanza comunicativa. Tuttavia il tema non è la rappresentazione di se ne è presente l'intento autocelebrativo dell'autore, o almeno non è l'unico tema riscontrabile nell'opera, ma certamente rappresenta la genesi iconografica di un'idea che procede secondo una struttura ipotattica verticale, sedimentando su tre livelli, posti in successione, che conducono ad un esito riflessivo finale. Ipotattica in quanto sussiste nell'opera un'azione principale che sostiene il resto che invece procede in subordine in una sorta di piramide comunicativa. Il risultato dell'azione è dunque lo scatto fotografico del volto sul quale Bonacci interviene individuando una serie di punti focali non premeditati, ma intuiti secondo l'idea di una fisica che supera l'aspetto sensibile, richiamando in qualche modo l'idea Metafisica di Dechirichiana memoria, che si manifesta congiungendo i punti focali con semirette, restituendo un volume stereometrico irregolare. In questo primo passaggio si raccordano due elementi all'apparenza lontani: la naturalità irregolare di un volto con la linearità mentale della geometria, che l'artista indaga rimanendo su questo livello in altre opere come ad esempio Studio di testa del 2000.»

(Tratto da Il doppio sguardo, testo critico di Lorenzo Fiorucci pubblicato nel catalogo della mostra personale di Stefano Bonacci "Still life", Centro culturale,  Segrate, 2019 )