Aldo Iori

Terræ Nigræ: un paese e tre opere 



«Stefano Bonacci è parso da subito interessato alla fonte posta alla base della vasta muratura che circonda la parte a ponente del paese. La fonte, e l'acqua con essa, è simbolica del fluire perpetuo delle cose ma anche di una purezza che sta nel profondo e che viene portata in superficie: dalle tenebre alla luce ma anche dal nero alla rifrazione del cielo, al ritrovarsi di Narciso. L'acqua attraversa gli strati geologici  e ritorna all'aria donandoci la possibilità della vita. L'opera in questo caso segna anche la volontà di accudire un luogo specifico del paese, ora degradato, e di ridonare dignità ad un momento importantissimo, come quello dell'approvvigionamento idrico, per la vita di una comunità. L'opera Fonte (2003) viene collocata nella parte superiore di un vano a completamento circolare di un arco a tutto sesto; il ferro in cui è realizzata è trattato meccanicamente e poi lasciato alla patina del tempo e alla fioritura degli ossidi. Il rosso della ruggine contrasta con il nero che campeggia al centro. La geometria è un elemento caratteristico dell'opera di Bonacci: già nei lavori di Prato, di Perugia e nel recente lavoro di Spoleto (anche lì si trattava di rapporto con la natura) la forma prismatica era alla base dell'operare e diveniva elemento generante del tutto. Qui è scelto il cerchio, forma archetipica primaria, forma geometrica perfetta visibile in natura, sole, luna, iride oculare, bolla di sapone, forma che increspa e si espande dopo il lancio del sasso nell'acqua, ma anche scudo difensivo o onorario con l'immagine della Gorgona o dell'eroe. Il nero campeggia al centro e una corona circolare è lasciata alla scrittura. 'Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua. la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta' (Cantico delle creature, 1226, v.15-16) recita la scritta che quasi senza soluzione di continuità percorre il bordo. San Francesco come tramite umano tra la terra e il cielo, come eroe di una novella modernità che propugnava la pace non solo tra gli uomini ma anche tra l'uomo e la natura allora intesa come terra. La poesia come elemento fondante di questo rapporto: ed ora l'arte visiva.»

(tratto dal testo critico per "Terræ Nigræ", esposizione permanente degli artisti Stefano Bonacci, Danilo Fiorucci e Karpuseeler, Marcellano, Gualdo Cattaneo, Perugia, 2003)

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