Paola Bonani 


Stefano Bonacci da forma ad un universo di immagini in cui vengono messi a confronto il rigore della geometria e la mutevolezza della natura, le forme regolari e quelle irregolari, i materiali artificiali e quelli naturali, nel tentativo continuo di svelare i criteri che ordinano la varietà del cosmo. Linee di prospettiva misurano, ad esempio, le parti e le proporzioni del volto umano nella fotografia Studio di testa (2001), mentre nell’installazione a parete Forme del tempo (2004),  figure circolari perfette sono formate da piccole sagome irregolari di gesso su cui sono stese colate di pigmento colorato. Le sue sculture sono realizzate con elementi naturali, legni, ossa , pietre (1995 WAR, 1995), oppure da forme geometriche di specchi su cui si riflette la varietà del paesaggio circostante (Open 2005). La tecnologia della luce al neon diventa in altri lavori simbolo e unità di misura per spazi di apparizioni sacre e di bellezza (Ecce ancilla domini, 2004; 299.792,458 Km/s, 2005).


(Testo critico pubblicato in occasione della XV Quadriennale di Roma, Palazzo delle Esposizioni, Roma 2008)