Twice twins
Si superficies curva in quamcumque aliam superficiem explicatur, mensura curvaturae in singulis punctis invariata manet.
Stefano Bonacci sceglie Theorema Egregium come titolo della propria personale cipriota nella quale presenta lavori recenti che, ancora una volta, traggono spunto da questioni, rappresentazioni e suggestioni scientifiche. Il titolo fa infatti diretto riferimento al teorema del 1827 di Carl Friedrich Gauss sulle proprietà delle superfici curve e sui flussi gravitazionali. La mostra è costituita da opere che possono essere raggruppate in tre tipologie. La prima presenta una serie di Disegni elaborati in prima fase al computer e poi riprodotti meccanicamente con una stampante laser: gli algoritmi di una curva nello spazio, stampati a più riprese e con differenti orientamenti, divengono tracce grafiche di rotazioni e slittamenti dalla precisione fiamminga nelle quali lo sguardo si perde come nell'osservazione di un microcosmo infinito. L'inchiostro nero, a contatto con la preziosa carta Fabriano Rosaspina, vira casualmente in differenti e delicate tonalità. Nelle spazialità dinamiche e sospese così ottenute, l'artista interviene manualmente con la pittura, inserendo forme geometriche pure, o derivate da elaborazioni spirografiche, completamente campite di colore. L'opera, altrimenti meccanicamente riproducibile all'infinito, diviene così unicum. Questa pratica costruttiva del disegno ha un corrispettivo in una seconda tipologia di lavori realizzata appositamente e in situ per la mostra di Cipro. Delle forme, una circolare perfetta, una a doppio cerchio e la terza ovale, sono costituite da semplici chiodi infissi in maniera regolare e geometrica sulla parete dello spazio espositivo e collegati tra loro con del filo continuo che determina l'immagine finale. Questo semplice metodo è desunto da pratiche antiche di costruzione artigiana, dalla tradizione artistica europea ottico-programmata degli anni Sessanta nonché dai primi percorsi creativi consigliati nei moderni manuali pedagogici.Le altre opere, titolate Ermetica, sono piccole sculture composte dall'accostamento di due oggetti identici: comuni bicchieri a calice dalle differenti convessità. Essi sono uniti uno sull'altro facendo combaciare l'apertura, e naturalmente l'asse di simmetria di entrambi, e poi sigillati con una cerchiatura metallica, come nelle antiche colonne o negli apparati scientifici di un tempo. Il loro interno è completamente verniciato in colore nero che forma una compatta massa cromatica resa traslucida dal vetro esterno. Ciò che colpisce immediatamente l'osservatore è che in tutte e tre le serie di lavori, al primo sguardo apparentemente diverse, sono presenti forti analogie: nelle tre differenti formalizzazioni c'è un medesimo pensiero che fa continuo riferimento sia alle problematiche antiche che a quelle contemporanee. La cultura concettuale, rinascimentale come quella odierna, pone infatti al centro della propria speculazione la ricerca dell'armonia, tra la forma generata dal pensiero razionale, in questo caso fisico- matematico, e il fare materiale dell'artista. Rispetto all'esattezza concettuale del metodo e alla veridicità del progetto, la costruzione dell'opera diviene fallace tentativo di superare la seppur minima casualità dell'errore giungendo comunque a una possibile perfezione posta in momentaneo equilibrio.Anche in questa occasione Stefano Bonacci rende esplicita la sua riflessione ponendo l'accento, nelle opere presentate, su duplicità intrinseche e su equilibrate tensioni bipolari. Nei Disegni la stesura manuale del colore, pur sapiente e accorta nel ristabilire rapporti aurei nella pagina del foglio, rivela sempre la presenza di un corpo agente: la si coglie nei ritocchi manuali e nelle stesure piene del colore nero. Le virtuali fughe prospettiche, dovute alla progressione delle curve in espansione, generano una spazialità controbilanciata da una sorta di 'buchi neri', mai macchie, dalla forte bidimensionalità, quasi un lontano richiamo all'eterno bilanciamento leonardesco tra luce e tenebra, tra piano e spazio. Le opere a parete pongono il rapporto tra la bidimensionalità dell'immagine, presente nei Disegni, e la tridimensionalità del risultato e richiamano decisamente la temporalità del fare lento e preciso che è determinato dal metodo operativo scelto. L'azione violenta dell'infissione dei chiodi si abbina allo scorrere del filo tra le mani e il risultato finale è il raggiungimento di una sospesa tensione.Negli oggetto-scultura Ermetica la dualità è accentuata dalla presenza di due elementi identici, gemellari, che si rispecchiano nella dualità dei due assi di simmetria, uno orizzontale, dovuto al loro accostamento, e l'altro verticale proprio dell'oggetto. Il bicchiere, seppur oggi di vetro stampato e non più soffiato, mantiene il ricordo delle sue origini e di essere, come le tazze e i vasi antichi, frutto della rotazione della materia intorno a un asse. La sua curvatura è dovuta all'intervento manuale dell'uomo che lo modifica fino a trovare la giusta armonia tra le parti, tra la bocca, lo stelo, il piede e il profilo convesso. Il contenitore diviene modulo iniziale di una indicata progressione, in altri lavori realizzata, di una colonna infinita. La visione dell'interno è negata, la superficie di contatto con la concavità interna è la sola visibile e diviene impenetrabile tenebra e nel contempo luce nel bagliore della riflessione nel vetro di un mondo esterno. La curvatura, la minima imprecisione del bicchiere e la mobilità dello sguardo dell'osservatore generano distorsioni in una spazialità raggiunta in altre opere dall'artista con l'uso di superfici specchianti. L'occasione espositiva cipriota diviene per Stefano Bonacci un ulteriore momento di verifica del proprio lavoro questa volta nel confronto con lo sguardo, differente dal suo, di osservatori di una terra orientale dalle importantissime e antiche radici storiche e culturali. Radici indubbiamente comuni a tutte le popolazioni mediterranee ma che hanno trovato nel tempo diverso sviluppo: a Cipro, isola posta nel vasto mare, e in Umbria, terra di origine dell'artista, anch'essa isola nelle montagne interne italiane.
(testo presentato in occasione della mostra personale di Stefano Bonacci "Theorema Egregium", IsNotGallery, Nicosia, Cipro 2014)